Libertà di movimento |
Scritto da Andrea Pancanti |
Venerdì 08 Ottobre 2010 09:07 |
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita: “La libertà di movimento propria dell’animale, in funzione della sua specie e secondo l’esperienza acquisita e le conoscenze scientifiche, non deve essere limitata in modo tale da causargli inutili sofferenze o lesioni. Ancorché continuamente o regolarmente legato, incatenato o trattenuto ,l’animale deve poter disporre di uno spazio adeguato alle sue esigenze fisiologiche ed etologiche, secondo l’esperienza acquisita e le conoscenze scientifiche.” Di seguito si riportano i pareri di alcun autori. Stauffacher (1992), per il rispetto del welfare, tra le varie necessità del coniglio in gabbia, individua il movimento. Quindi per mantenere in esercizio l’apparato locomotore è opportuno che superficie di pavimento ed altezza risultino adeguate; risulta inoltre ottimale la presenza di un’area sopraelevata e di una zona in cui il conigli possano rifugiarsi. Drescher (1996) attribuisce alla scarsa attività locomotoria dei conigli in gabbia una serie di alterazioni all’apparato scheletrico ed in particolare deformazioni alla colonna vertebrale. Tali deformazioni della colonna sarebbero causate da: - posizione di seduta forzata, a causa della ridotta altezza delle gabbie Di norma la durata dell’allevamento del coniglio non comporta, in relazione alla sua brevità, alcuna malformazione. Le stesse considerazioni valgono per i riproduttori che rimangono in allevamento meno di un anno per evitare fenomeni di consanguineità. La locomozione ha quindi un’importanza particolare per lo sviluppo del tessuto osseo e per la conservazione di una colonna vertebrale di normale struttura anatomica. Ferrante (2003), sostiene che lo spazio a disposizione dovrebbe consentire sequenze di movimenti ed essere vario in maniera da rendere meno “noioso” l’ambiente di allevamento. |
Ultimo aggiornamento Sabato 12 Novembre 2011 16:09 |